guerre puniche: riassunto

leggi finalmente i tuo libro di storia, io non faccio. Giunto in Italia, Asdrubale fu affrontato dai consoli del 207 a.C., Caio Claudio Nerone e Marco Livio Salinatore, che presso il fiume Metauro sbaragliarono le forze cartaginesi. In un’occasione, nel 279 a.C., le due potenze erano addirittura arrivate a siglare un trattato di alleanza militare per respingere la minaccia rappresentata da Pirro, il re dei Molossi chiamato in Italia da Taranto per fronteggiare i Romani, il quale nel 278 a.C. aveva esteso le sue ambizioni di conquista anche su quella parte della Sicilia controllata dai cartaginesi.Al di là di queste premesse, è comunque importante sottolineare che nel 272 a.C. le due città, seppur ancora in rapporti cordiali e amichevoli, stavano ormai entrando in rotta di collisione a causa delle reciproche ambizioni espansionistiche: da una parte Roma, conquistata ormai l’egemonia sulla parte meridionale della penisola italica, cominciava a guardare con sempre più interesse alla possibilità di espandersi anche in Sicilia - una delle regioni più ricche del Mediterraneo -, dall’altra Cartagine, consapevole dell’ambizione dei Romani, era decisa ad anticipare le loro mosse e a completare la conquista dell’isola, verosimilmente con l’obiettivo, in un secondo momento, di estendere a sua volta le proprie mire espansionistiche sull’Italia meridionale. Le monarchie ellenistiche che dominavano allora la parte orientale del Mediterraneo - la Macedonia degli Antigonidi, la Siria dei Seleucidi e l’Egitto dei Lagidi o Tolemei - non erano infatti in grado di incutere nei Romani la stessa paura provocata dai Cartaginesi.Nei cinquant’anni successivi alla conclusione della “guerra annibalica” Roma si impegnò quindi in una serie di conflitti che le consegnarono infine la supremazia su tutto il Mediterraneo. Da dove passarono gli elefanti di Annibale? Cartagine era un vero colosso commerciale e le sue navi dominavano il mediterraneo controllando gli scambi in Sicilia, isola strategicamente importante e grande produttrice di grano. Le guerre puniche in 5 minuti. All'inizio Regolo vinse la battaglia di Adys. Classificazione. Addirittura prestò aiuto militare alle forze di Roma nelle guerre contro Antioco III, Filippo V e Perseo. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 19 ott 2020 alle 20:29. Condividi questa lezione. Storia antica — Guerre Puniche e Cartagine: riassunto della prima, seconda e terza guerra punica, le lotte della plebe, i tribuni della plebe, l'espansione cartaginese in Spagna, Annibale in Italia, la riscossa dei Romani, l'espansione verso oriente Il comando dell’esercito era invece affido a degli strategói (generali), che potevano detenerlo anche per molti anni di seguito. John Trunbull, Morte di Lucio Emilio Paolo (1773), Statua di Quinto Fabio Massimo(castello di Schönbrunn). Dotato di un grande carisma personale, Scipione incarnava perfettamente gli ideali di una nuova generazione di nobili romani che, educati ormai alla cultura greca, si ponevano al di fuori degli schemi tradizionali imposti a Roma dal mos maiorum, mostrando una più decisa inclinazione verso l’instaurazione di un vero e proprio “culto” della singola persona. Questa forza si era tuttavia alleata immediatamente con i ribelli, rafforzando il loro controllo sull’entroterra. Il console di quell’anno, Appio Claudio Caudex, attraversato lo stretto con un esercito di due legioni, prese quindi posizione a Messina cacciando la guarnigione cartaginese. Scipione si proponeva, in sostanza, di ripetere lo stesso progetto tentato tredici anni prima da Annibale, anche se al contrario: portare la guerra in Africa, battere ripetutamente i Cartaginesi sul proprio territorio, sollevare i loro alleati e costringerli infine ad accettare una pace umiliante.Tornato quindi a Roma alla fine del 206 a.C. ed eletto console per l’anno successivo, Scipione presentò il suo progetto al Senato, il quale, dopo un iniziale tentennamento, gli accordò il permesso di trasferire le sue truppe in Africa.Sbarcato sul suolo cartaginese all’inizio del 204 a.C., Scipione ottenne subito l’appoggio del principe numida Massinissa, e l’anno successivo conseguì presso i Campi Magni (203 a.C.) un importante successo sulle forze puniche. Seppur tagliato fuori da ogni comunicazione, Annibale restava comunque un avversario temibile da affrontare: già nel 208 a.C. i consoli Marco Claudio Marcello e Tito Quinzio Crispino avevano cercato di sfidare il Cartaginese a battaglia, ma erano stati da questi sorpresi in una trappola e uccisi. A determinare la sconfitta di Cartagine nella seconda guerra punica contribuirono diversi fattori, ma quello che ebbe maggior peso fu senza dubbio la lealtà mostrata dagli alleati latini e in parte da quelli italici verso Roma. Prime operazioni romane in Sicilia (264-262 a.C.). Cartagine cercava intanto di compensare le perdite economiche subite con la prima guerra punica grazie una sistematica penetrazione in Spagna diretta da Amilcare Barca e poi da Asdrubale (il genero) . Roma, fondata secondo la tradizione nel 753 a.C., era invece riuscita, dopo secoli di lotte, a conquistare l’egemonia sull’Italia centro-meridionale, sconfiggendo prima la lega latina (340-338 a.C.), quindi la popolazione dei Sanniti (343-283 a.C.), e infine la città greca di Taranto (280-272 a.C.). Come già avvenuto in altre condizioni di estrema gravità, i Romani nominarono allora un dittatore, ovvero un magistrato eccezionale che per sei mesi deteneva un potere assoluto all’interno della città. Quest’atto, seppur legittimo di fronte alle continue prevaricazioni dei Numidi, andava però a violare un’altra clausola del tratto del 201 a.C., ovvero quella che vietava ai Cartaginesi di dichiarare guerra a un altro Stato senza il previo assenso di Roma. 7 anni fa. Le operazioni romane furono tuttavia frustrate dall’efficace difesa offerta dai Siracusani, guidata in questo caso dal famoso matematico Archimede, e la città capitolò solo alla fine del 212 a.C. grazie a un tradimento. In virtù di queste considerazioni, nella primavera del 218 a.C. essi assegnarono ai consoli Publio Cornelio Scipione e Tiberio Sempronio Longo il compito di effettuare tutti i preparativi necessari per condurre due rapide campagne di conquista: Scipione avrebbe affrontato Annibale in Spagna, mentre Longo sarebbe sbarcato in Africa per costringere il sinedrio cartaginese a venire rapidamente a patti.I Romani non avevano tuttavia fatto i conti con il genio militare di Annibale. La conquista di Messina gettava segnali favorevoli nella secolare lotta con Siracusa; Cartagine poneva finalmente piede anche nel settore orientale dell'isola. In quell’anno il tribuno della plebe Caio Flaminio Nepote fece approvare una legge che distribuiva ai più poveri contadini romani vasti appezzamenti di terra dell’Ager Gallicus Picenus (il territorio che i Romani avevano sottratto ai Galli nel 268 a.C., corrispondente oggi alla parte settentrionale delle Marche). La sua potenza militare si fondava essenzialmente su una grande flotta da guerra, mentre le entrate economiche erano garantite dal monopolio del commercio marittimo e dallo sfruttamento agricolo dell’entroterra africano e siciliano. La leva era obbligatoria ed estesa a tutti i cittadini iscritti nelle cinque classi di censo, ovvero registri che suddividevano l’intera popolazione maschile adulta in base al reddito calcolato sulle proprietà immobili. Durante il lungo processo che aveva portato Cartagine a estendere e consolidare il suo dominio sul Mediterraneo occidentale, si erano venuti a formare, all’interno della città, due opposti schieramenti politici, animati da differenti vedute riguardo agli indirizzi da imprimere alla politica espansionistica.Da una parte la classe dei ricchi proprietari terrieri era convinta che le forze militari cartaginesi dovessero essere impiegate nel tentativo di assicurare alla città un controllo sempre più esteso sull’entroterra africano, il cui sfruttamento era del resto alla base della loro stessa ricchezza. Fatti nascondere i suoi sulle colline a nord del lago, il Barcide li lanciò all’attacco non appena all’orizzonte fece la sua comparsa la colonna dell’esercito romano. Probabilmente vedere Cartagine a poche miglia dalle coste del Bruttium appena conquistato dovette creare qualche apprensione nel Senato romano, che acconsentì a inviare soccorsi a Messina. Nel frattempo Roma portava la guerra in Spagna, prima con i fratelli Publio (padre dell'Africano) e Gneo Cornelio Scipione, e poi dopo la loro morte con Publio Cornelio Scipione (futuro Africano) che attaccarono Asdrubale e Magone (fratelli di Annibale). Spiccano le figure di Annibale e Publio Cornelio Scipione detto successivamente per le vittorie avute in Africa "l'Africano", (Africano maggiore). Per quindici giorni i sopravvissuti impegnarono i Romani in una disperata battaglia per le strade della città, ma l'esito era scontato. La rottura dei patti fornì Roma di un pretesto perfetto per poter intervenire e dichiarò guerra all'eterna rivale. Scipione era in effetti una personalità anomala nel panorama politico romano. Qui il governo punico, spaventato dalla minaccia così vicina, cominciò con difficoltà a versare le prime rate dello stipendio, ma questo atto fu percepito dai mercenari come segno di estrema debolezza. Barricati all’interno delle loro mura, per ben due anni essi furono in grado di frustrare tutti i tentativi d’assedio dei Romani. Sono conosciute come puniche in quanto i romani chiamavano punici i Cartaginesi. Colti completamente alla sprovvista e pressati anche ai fianchi dai terribili attacchi della cavalleria numidica, i Romani subirono un’altra, pesantissima sconfitta: solo un manipolo di legionari riuscì a sfondare centralmente le linee cartaginesi e a trovare riparo a Piacenza. Con la fine delle ostilità le forze mercenarie che avevano servito in Sicilia fecero ritorno in Africa reclamando il pagamento, non ancora corrisposto, degli ultimi anni di servizio. Cartagine, Massinissa e lo scoppio della guerra (151-149 a.C.). Di fronte al categorico rifiuto di Annibale di marciare su Roma, Maarbale avrebbe replicato affermando: “'non omnia nimirum eidem di dedere: vincere scis, Hannibal, victoria uti nescis” (Livio, Ab urbe condita, 22, 51), ossia “gli dei evidentemente non concedono tutte le doti alla stessa persona: tu sai vincere Annibale, ma non sai approfittare della vittoria”. Quasi tutte le città della Libia si unirono ai mercenari ad eccezione di Utica e Ippona Diarrito (odierna Biserta), le quali, rimaste fedeli a Cartagine, furono prontamente messe sotto assedio da parte di Spendio e Mato. Viene chiamata Terza Guerra Punica, la guerra combattuta dai Romani contro Cartagine nel secondo secolo a.C. – Nel 146 prendendo come pretesto la politica aggressiva di Massinissa re dei Numidi e alleato di Roma, contro Cartagine, allora una città mercantile, dai possedimenti limitati, ma dalla notevole vivacità economica, i Romani penetrarono nuovamente in Africa, guidati da un nipote adottivo dell’Africano: Scipione Emiliano. Alla fine del 206 a.C. i Romani acuirono ancora di più il suo isolamento firmando con Filippo V la pace di Fenice, che in sostanza riconosceva lo status quo precedente alla scoppio del conflitto. Una breve panoramica sulle tre guerre puniche combattute tra Roma e Cartagine. Vulsone fece allora ritorno a Roma, mentre Regolo, restato in Africa con una forza di circa 15.000 uomini, avanzò ulteriormente nell’entroterra cartaginese e verso la fine dell’anno conseguì un altro importante successo nella battaglia di Adys.I Cartaginesi, in evidente difficoltà, inviarono allora ambasciatori a Regolo per trattare la possibile conclusione del conflitto. Complimenti in ogni caso per il sito, veramente di grandissima qualità. Cartagine chiese la pace. Guerre puniche 1. You could not forlorn going following book buildup or library or borrowing from your associates to right to use them. Nel 260 a.C. il console Caio Duilio sfidò quindi a battaglia i Cartaginesi e al largo di Milazzo i Romani riportarono una netta vittoria. Insegnamento. Amilcare si fece infatti portavoce di un esteso sentimento anti-romano, che facendo leva sull’orgoglio ferito dei Cartaginesi li invitata ad adottare le contromisure necessarie per riportare la città ai fasti di un tempo. IntroduzioneNel 266 a.c. Roma ormai era una potenza economica e politica pronta alla conquista del Mediterraneo, ilprimo passo fu lo scontro contro cartagine, una città di origine Fenicia che i romani chiamavano Punici (Dal nome Guerre puniche) 2. Scipione non forzò l'attacco, che venne lanciato solo nel 146 a.C. A sua volta il termine punico è una corruzione di fenicio, come Cartagine è una corruzione del fenicio Qart Hadash (città nuova). Ogni combattente era sottratto alle campagne e all'agricoltura. Non appena si seppe che i romani erano forti di un esercito di 80.000 uomini e 4.000 cavalieri, Cartagine capitolò, inviando 300 ostaggi scelti fra gli adolescenti della nobiltà punica. 1 Il riconoscimento delle rispettive sfere d’influenza sarebbe stato sancito dal terzo trattato (306 a.C.), il cosiddetto “Trattato di Filino”, la cui storicità è tuttavia discussa: la sua esistenza è infatti testimoniata solo dallo storico Filino di Agrigento (fine III secolo a.C.) e negata invece dallo storico greco Polibio (metà II secolo a.C.). Annone, inviato a Utica per spezzare l’assedio dei ribelli, pur riuscendo ad avere la meglio in uno scontro combattuto fuori dalle mura della città rinunciò all’inseguimento dei nemici, dando in questo modo ai mercenari il tempo di riorganizzarsi.

Onorevole Della Lega, Procuratori Calcio Giovanile Milano, Sepúlveda E L'amore, Spot Pesca Mare Abruzzo, Festa Dell'ambiente 2020, Preghiera A San Benedetto Contro I Cattivi,