guerre puniche: riassunto

Una clausola del trattato di pace stipulato alla fine della seconda guerra punica aveva infatti concesso a Massinissa il diritto di reclamare per il suo regno tutti quei territori appartenuti in passato ai suoi antenati e che nel corso dei secoli erano passati nelle mani dei Cartaginesi. I mercenari, non potendo evidentemente far ritorno in Africa - dove la situazione volgeva ormai in favore dei Cartaginesi - si rivolsero allora, per la seconda volta, ai Romani, chiedendo il loro aiuto per impadronirsi nuovamente dell’isola. L'antica comunità di intenti, basata sulla simmetria degli interessi (terrestri per Roma, navali per Cartagine) cessò all'improvviso. In maniera non determinante fu coinvolto anche il re Filippo V di Macedonia che si alleò con Annibale e provò a combattere i romani i quali si stavano espandendo nell'Illiria e quindi si avvicinavano ai suoi territori. Grazie agli insegnamenti del padre, Annibale aveva ormai compreso che la forza vitale di Roma risiedeva nell’enorme bacino di reclutamento offerto dalla confederazione degli alleati italici. A quest’animo eguali: i liti ai liti La Sicilia, in seguito all'uscita di scena di Pirro, era divisa in due settori: a ovest i Punici, a est la città di Siracusa. Il Cartaginese riuscì tuttavia a eludere nuovamente le forze romane, e dopo aver attraversato gli Appennini in un punto non controllato dai Romani si diede a provocare il console Flaminio facendogli credere di voler marciare direttamente su Roma. Egli era inoltre sicuro che, una volta attraversate le Alpi, anche le popolazioni galliche recentemente sottomesse dai Romani - i Boii e gli Insubri - si sarebbero unite alla sua causa, andando così a sostituire le perdite subite nella marcia di avvicinamento. Risposta preferita. I mercenari inviarono quindi una richiesta di aiuto ai Romani.A Roma la questione fu a lungo dibattuta dal Senato. A guidare lo Stato era, come a Cartagine, un consiglio di anziani, il Senato (anch’esso formato da 300 membri), mentre il comando degli eserciti era affidato, anno dopo anno, a due magistrati, i consoli, eletti tra le famiglie più ricche e antiche della nobiltà. - F. Cassola, I gruppi politici romani nel III secolo a.C., Trieste, 1962. Science News. Si disse che Scipione pianse nel vedere la città bruciare, perché gli sembrava di aver intravisto Roma in mezzo alle fiamme. Qui il governo punico, spaventato dalla minaccia così vicina, cominciò con difficoltà a versare le prime rate dello stipendio, ma questo atto fu percepito dai mercenari come segno di estrema debolezza. Teatro delle operazioni nella guerra dei mercenari. Dopo aver liberato Messina dai Cartaginesi (cui si erano momentaneamente uniti anche i Siracusani), i consoli del 263 a.C. si misero in marcia su Siracusa e dopo un breve assedio convinsero Gerone, diventato nel frattempo re dei Siracusani, a firmare un trattato di pace con il quale si impegnava a combattere a fianco dei Romani e a prestare loro aiuti economici per il rifornimento delle legioni in Sicilia. La Spagna fu conquistata e Asdrubale venne in Italia cercando di portare rinforzi al fratello. Grazie a queste misure e al fatto che diverse comunità del centro-Italia, soprattutto quelle latine, mantennero fede alla loro alleanza, i Romani riuscirono a schierare un numero sufficiente di legioni con cui contrastare l’avanzata dei Cartaginesi.In questa fase ritornò prepotentemente sulla scena Quinto Fabio Massimo il quale, vista legittimata l’accortezza della sua strategia bellica dalla terribile sconfitta di Canne, riuscì a farsi eleggere per due anni di fila al consolato tra il 215 e il 214 a.C. e a garantire la carica al giovane figlio nel 213 a.C. Legenda: 1) accampamento di Annibale; 2) cavalleria numidica; 3) fanteria cartaginese; 4) reparto cartaginese nascosto nel bosco; 5) fiume Trebbia; 6) cavalleria romana; 7) fanteria romana; 8) accampamento romano; 9) fiume Po; 0) città di Piacenza. Le Guerre Puniche I Greci si indeboliscono durante la lunga guerra del Peloponneso (in Grecia) e i Cartaginesi attaccano di nuovo la Sicilia con un esercito di mercenari (soldati pagati per fare il servizio militare) africani e spagnoli e conquistano molte città greche: la più importante di queste città è Agrigento(406 a.C.). Da una parte diversi senatori si mostravano scettici sulla possibilità di intervenire in Sicilia, essenzialmente perché non sussistevano ragioni valide per aiutare i Mamertini (non legati a Roma da alcun patto d’alleanza). I Romani riuscirono infatti a ottenere discreti successi sulla terraferma conquistando tutte le piazzeforti cartaginesi in Sicilia ad eccezione di Lilybaeum (Marsala), ma sul mare essi subirono diversi rovesci: la flotta fu infatti in più di un’occasione vittima di tremendi naufragi, mentre nel 249 a.C., al largo di Trapani, essa fu completamente distrutta da un’improvvisa sortita dei Cartaginesi. Ascesa e caduta di un’antica civiltà, Milano, Mondadori, 2011. Mario Pani; Elisabetta Todisco. Nel breve scontro che seguì i Romani lasciarono sul campo più di 15.000 uomini: lo stesso Flaminio trovò la morte. Annibale, scampato allo scontro e rientrato precipitosamente a Cartagine, invitò i suoi concittadini a chiedere la pace. In effetti diverse comunità - tra cui Capua, considerata allora, dopo Roma, la più grande e ricca città d’Italia - defezionarono dall’alleanza romana e misero le proprie risorse a disposizione del generale cartaginese. 2 risposte. Nel frattempo il Senato romano, colto completamente alla sprovvista dall’audace piano di Annibale, aveva richiamato in Italia anche l’altro console, Tiberio Sempronio Longo, ordinandogli di rinunciare all’invasione dell’Africa e di portare invece le sue truppe a nord per dare man forte al collega.Giunto a Piacenza, Sempronio Longo, convinto che la semplice superiorità numerica avrebbe garantito ai Romani una facile vittoria sui Cartaginesi (secondo lui ancora provati dalla lunghissima marcia) schierò immediatamente le sue truppe a battaglia.Annibale, tuttavia, aveva avuto modo di preparare a dovere il successivo scontro. Classificazione. Gli insuccessi romani resero audaci i cartaginesi, Asdrubale prese il potere con un colpo di Stato e ordinò di esporre sulle mura i prigionieri orrendamente mutilati. Questi rase al suolo la città e vi fece cospargere il sale, per non farci ric… Le ragioni che portarono queste due potenze a dare avvio, nel 264 a.C., a un conflitto secolare (264-146 a.C.) rimangono controverse. Quasi tutte le città della Libia si unirono ai mercenari ad eccezione di Utica e Ippona Diarrito (odierna Biserta), le quali, rimaste fedeli a Cartagine, furono prontamente messe sotto assedio da parte di Spendio e Mato. In ogni tempo.». La distruzione di Cartagine (149-146 a.C.)L’equilibrio delle forze in campo pendeva naturalmente in favore dei Romani, ma i Cartaginesi riuscirono ad opporre una tenace resistenza. Il trattato dell’Ebro, Sagunto e lo scoppio della seconda guerra punica (226-219 a.C.). Le zone d’influenza romana e cartaginese riconosciute implicitamente con il trattato dell’Ebro (226 a.C.). I Galli furono quindi costretti a chiedere la pace, e il riconoscimento della supremazia romana fu sancito nel 219 a.C. con la fondazione delle due colonie di Piacenza e Cremona. Colti completamente alla sprovvista e pressati anche ai fianchi dai terribili attacchi della cavalleria numidica, i Romani subirono un’altra, pesantissima sconfitta: solo un manipolo di legionari riuscì a sfondare centralmente le linee cartaginesi e a trovare riparo a Piacenza. Nella primavera del 218 a.C., ricevuta notizia che Cartagine aveva rotto gli indugi e dichiarato apertamente guerra ai Romani, Annibale si mise quindi in marcia da Nova Carthago alla testa di un imponente esercito forte di oltre 90.000 uomini. La seconda Guerra punica Mentre Roma era impegnata in una serie di battaglie contro gli Illiri e i Galli nel decennio 229-119 a.C. i cartaginesi approfittarono della situazione per conquistare la Spagna. Anche di fronte agli strabilianti successi conseguiti da Annibale nei primi tre anni del conflitto, questi preferirono infatti mantenere intatti i legami di alleanza con Roma, sostanzialmente perché la città era stata capace, nei secoli precedenti, di portare avanti un profondo processo di integrazione con le comunità italiche, dando vita a una compagine interstatale estremamente compatta che Annibale, nonostante i suoi sforzi, non era mai riuscito a spezzare. La conclusione del conflitto aprì a Cartagine una gravissima crisi interna. Questa forza si era tuttavia alleata immediatamente con i ribelli, rafforzando il loro controllo sull’entroterra. Nel 202 a.C. a Naraggara, nei pressi di Zama, Scipione volse contro Annibale la sua stessa strategia e lo sconfisse, determinando la fine della seconda guerra punica. La leva era obbligatoria ed estesa a tutti i cittadini iscritti nelle cinque classi di censo, ovvero registri che suddividevano l’intera popolazione maschile adulta in base al reddito calcolato sulle proprietà immobili. Le guerre puniche e la conquista dell'Oriente: riassunto Non appena si seppe che i romani erano forti di un esercito di 80.000 uomini e 4.000 cavalieri, Cartagine capitolò, inviando 300 ostaggi scelti fra gli adolescenti della nobiltà punica. Continuando ad avanzare in colonna Amilcare fece credere ai nemici di essere ormai prossimo a compiere una ritirata, ma quando questi ultimi si lanciarono disordinatamente all’attacco, il generale punico fece compiere ai suoi uomini un’improvvisa rotazione, opponendo in questo modo ai nemici un fronte estremamente compatto. La guerra aveva ormai preso un indirizzo favorevole ai Romani: Annibale, costretto nell’estrema punta meridionale della Calabria, non poteva più sperare di ricevere rinforzi né dalla Spagna né tantomeno da Cartagine, visto il costante pattugliamento della flotta romana. Di fronte al categorico rifiuto di Annibale di marciare su Roma, Maarbale avrebbe replicato affermando: “'non omnia nimirum eidem di dedere: vincere scis, Hannibal, victoria uti nescis” (Livio, Ab urbe condita, 22, 51), ossia “gli dei evidentemente non concedono tutte le doti alla stessa persona: tu sai vincere Annibale, ma non sai approfittare della vittoria”. Roma, del resto, mancava della tecnologia navale e quindi dovette allestire una flotta basandosi sulle triremi e quinqueremi (navi che avevano ordini di due o tre remi e ciascun remo era manovrato da più rematori) cartaginesi catturate. Con la fine delle ostilità le forze mercenarie che avevano servito in Sicilia fecero ritorno in Africa reclamando il pagamento, non ancora corrisposto, degli ultimi anni di servizio. Dopo tre anni di battaglie i mercenari furono sgominati e Cartagine poté riprendere il suo percorso per riconquistare il vigore economico precedente. Nel 150 a.C. l'esasperata Cartagine, rompendo i patti, apprestò un esercito di 50.000 uomini cercando di riconquistare Oroscopa ma fu sconfitta. Per fare ciò era tuttavia necessario, per prima cosa, recuperare le risorse economiche perdute nei lunghi anni di guerra e soprattutto migliorare l’efficienza dell’esercito terrestre, che nella prima guerra punica non era riuscito a tenere testa alle legioni romane.Animato da questo spirito Amilcare convinse allora il sinedrio cartaginese a concedergli i fondi necessari per iniziare una vasta campagna di conquista della penisola iberica. Scipione, come già il suo nonno adottivo, una volta tornato in Italia celebrò un grandioso trionfo 8. Si dice che i cartaginesi riuscissero a produrre ogni giorno 300 spade, 500 lance, 150 scudi e 1.000 proiettili per le ricostruite catapulte. Alla morte di quest’ultimo (289 a.C.) i Mamertini si erano impadroniti con la forza della città di Messana (Messina), e negli anni seguenti avevano utilizzato questa città come base per compiere continue scorrerie in tutta la Sicilia nord-orientale. Ora, in futuro e sempre; e sian le forze Il popolo cartaginese si ribellò; furono uccisi tutti gli italici presenti in città, furono liberati gli schiavi per avere aiuto nella difesa, furono richiamati Asdrubale e altri esuli, fu chiesta una moratoria di 30 giorni per inviare una delegazione a Roma. Moneta raffigurante Massinissa, re di Numdia. Fatti nascondere i suoi sulle colline a nord del lago, il Barcide li lanciò all’attacco non appena all’orizzonte fece la sua comparsa la colonna dell’esercito romano. La rivolta era dovuta all'impossibilità dei punici di pagare le truppe stesse alla fine del conflitto. La sosta aveva dato ad Asdrubale, posto a capo dell'esercito, la possibilità di raccogliere circa 50.000 uomini ben armati e l'assedio si protrasse. Se vuoi essere informato ogni volta che il nostro sito viene aggiornato, iscriviti alla newsletter Questo sito viene aggiornato senza nessuna periodicità. Condividi questa lezione. Gli ambasciatori romani intimarono alla regina di interrompere le attività piratesche, ma Teuta eluse le minacce romane affermando di non essere in grado di controllare le azioni dei suoi corsari. A questo punto i Romani, che pur avevano ottenuto importanti vittorie campali, si resero conto che per dare una vera svolta al conflitto era necessario procedere con la costruzione di una flotta da guerra. Il fratello più giovane di Annibale, Magone, raccolse le ultime forze cartaginesi in un disperato tentativo di ribaltare le sorti del conflitto, ma a Ilipa, nella Spagna meridionale, Scipione riportò un’altra schiacciante vittoria (206 a.C.) che sancì in modo definitivo la completa estromissione dei Cartaginesi dalla penisola iberica. Università . L'agonia della città si protrasse per tutto l'inverno, senza viveri e attaccata da una pestilenza. 5 A questo proposito è diventata celebre l’incitazione rivolta ad Annibale da Maarbale, comandante della cavalleria cartaginese. Lo scontro decisivo tra i due generali avvenne nel 202 a.C. presso Zama. Viene chiamata Terza Guerra Punica, la guerra combattuta dai Romani contro Cartagine nel secondo secolo a.C. – Nel 146 prendendo come pretesto la politica aggressiva di Massinissa re dei Numidi e alleato di Roma, contro Cartagine, allora una città mercantile, dai possedimenti limitati, ma dalla notevole vivacità economica, i Romani penetrarono nuovamente in Africa, guidati da un nipote adottivo dell’Africano: Scipione Emiliano. All’inizio del 215 a.C. venne inoltre a mancare Gerone di Siracusa, che dal 263 a.C. aveva sempre mantenuto fede alla sua alleanza con Roma e il trono passò al nipote Ieronimo il quale dimostrò da subito di nutrire sentimenti filo-cartaginesi. Le richieste di soccorso dei Mamertini contro Siracusa raggiunsero Roma e Cartagine. Le condizioni imposte dai Romani furono durissime: Cartagine doveva rinunciare per sempre a tutti i suoi territori extra-africani (la Sicilia, la Sardegna e la Spagna); pagare a Roma un’ingente indennità di guerra e un tributo di 10.000 talenti in 50 rate annuali; distruggere completamente la sua flotta a eccezione di 10 navi; riconoscere la costituzione del regno di Numidia (sul cui trono fu posto Massinissa); infine, condizione più dura di tutte, impegnarsi a non dichiarare guerra ad alcuno Stato senza il previo consenso di Roma.Ottenuta la ratifica di queste condizioni, Scipione fece quindi ritorno a Roma dove celebrò un magnifico trionfo. GUERRE PUNICHE: RIASSUNTO BREVE. Re di Macedonia Filippo V Filippo Filippo V, nuovo sovrano di Macedonia, convinto che la fine di Roma fosse ormai prossima e desideroso di impossessarsi delle comunità greche affacciate sul mare Adriatico (sulle quali Roma aveva esteso la propria egemonia in seguito alle due guerre illiriche), firmò con Annibale un trattato di alleanza con cui si impegnava a portare le sue armate in Italia o comunque a ingaggiare i Romani anche sul fronte orientale. Come prima mossa il Barcide, grazie a un nuovo stratagemma, attirò i mercenari in una gola (gola della Sega), e dopo aver imprigionato i loro capi - che si erano recati da lui per trattare le condizioni della resa - li massacrò dal primo all’ultimo uomo. Dopo acerrime lotte politiche fra le due principali fazioni cittadine, infatti, Amilcare Barca, padre di Annibale e capostipite dei cosiddetti Barcidi, partì per la Spagna con un piccolo esercito di mercenari e cittadini punici. Massinissa entrò in guerra come alleato di Annibale e la terminò come alleato di Scipione. I saguntini inviarono quindi diverse richieste d’aiuto ai Romani e questi ultimi si decisero infine a mandare in Spagna una nuova ambasciata con il compito di ricordare ad Annibale i limiti imposti dal trattato dell’Ebro e a intimargli soprattutto di non muovere contro Sagunto, città posta sotto la protezione di Roma. Quel che è certo è che la sottrazione della Sardegna aprì una profonda ferita nell’orgoglio cartaginese, dando avvio a una serie di eventi destinati a sfociare, anche se a distanza di quasi vent’anni, in un nuovo, terribile conflitto tra le due potenze. Affinché questo piano si realizzasse era necessario, per prima cosa, eliminare - se non fisicamente, quantomeno “politicamente” - Cartagine, riducendola allo stato di potenza di secondo ordine. Tornati in forze a Utica essi inflissero alle forze cartaginesi una severa sconfitta. riassunto GUERRE PUNICHE ? Alla fine del 206 a.C. in molti a Roma erano tuttavia convinti di aver finalmente trovato un generale in grado di sconfiggere Annibale, ossia il giovane Publio Cornelio Scipione. Nuovi equilibri politici tra Roma e Cartagine (200-151 a.C.). Resti delle mura “serviane” nei pressi della Stazione Termini (Roma). Un aiuto insperato venne però a Cartagine dalle potenze internazionali, in particolare Siracusa e Roma, che offrirono alla città punica aiuti di ogni sorta, probabilmente perché timorose di una possibile espansione dell’ondata rivoluzionaria al di fuori dei confini africani.I Cartaginesi decisero a questo punto di assegnare il comando supremo della guerra a uno solo dei due generali al momento attivi sul campo, Annone e Amilcare, i quali, in quanto avversari politici, erano restii a collaborare per dare vita a una strategia comune. gigispina@ymail.com. Scipione in Africa e gli ultimi anni di guerra (205-201 a.C.). L'anno successivo attraversò l'Appennino e batté le legioni di Roma nella battaglia del lago Trasimeno. Aveva così inizio il secondo conflitto punico. Quindi si mosse ad assediare Tunisi, ultima roccaforte in mano ai mercenari ribelli. Aveva inizio la prima guerra punica. Asdrubale, che difendeva il porto con 7.000 uomini, fu attaccato di notte e costretto a riparare a Birsa. Le guerre puniche[1] furono tre guerre combattute fra Roma e Cartagine tra il III e II secolo a.C., che si risolsero con la totale supremazia di Roma sul mar Mediterraneo; supremazia diretta nella parte occidentale e controllo per mezzo di regni a sovranità limitata nell'Egeo e nel mar Nero. Non è certo che il peso dei corvi sulle prore delle navi sia stato il maggior responsabile dei disastri. - Polibio, Storie, libri I-XV, Milano, Bur, Volumi I-V.- Tito Livio, Storia di Roma dalla sua fondazione, libri XXI-XXX, Milano, Bur, Volumi V-VII. Ad avvalorare tale ipotesi concorrerebbero sia l'archeologia sperimentale (i "corvi" semplicemente NON funzionano) sia un argomento ex silenzio: sulla stele in memoria del console vittorioso non si fa alcun riferimento a questa "arma segreta" nè vi è alcuna notizia ulteriore che sia mai stata utilizzata in altre battaglie. Gli ultimi soldati si rinchiusero nel tempio di Eshmun altri otto giorni. Nonostante la sconfitta i Romani erano ancora convinti di poter avere la meglio su Annibale in un grande scontro campale. Le proteste avanzate dai commercianti erano state a lungo ignorate dal Senato, impegnato prima nella lunga guerra con Cartagine, quindi nella sottomissione di Corsica e Sardegna, ma finalmente, all’inizio del 229 a.C., l’assemblea decise di inviare un’ambasceria a Teuta, la regina degli Illiri. Da dove passarono gli elefanti di Annibale? I consoli ricevettero gli ambasciatori di Cartagine che dovettero accettare le condizioni poste: Cartagine consegnò armature, catapulte e altro materiale bellico. Non può, pertanto, essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 07/03/2001. 7 anni fa. Come già avvenuto in altre condizioni di estrema gravità, i Romani nominarono allora un dittatore, ovvero un magistrato eccezionale che per sei mesi deteneva un potere assoluto all’interno della città. Cartagine chiese la pace. Famosa è diventata l’espressione utilizzata da Tito Livio, che nel commentare l’indecisione del Senato afferma laconicamente: “dum ea Romani parant consultantque, iam Saguntum summa vi oppugnabatur”, ossia “mentre a Roma si discuteva, a Sagunto già si combatteva violentemente”. E infatti più o meno nello stesso periodo (la cronologia è discussa) i Romani stipularono un’alleanza con la città greca di Sagunto, posta oltre 200 km a sud dell’Ebro e quindi in pieno “territorio cartaginese”. Lo stesso Asdrubale rimase sul campo e la sua testa, raccolta dai consoli come macabro trofeo di guerra, fu portata ad Annibale a testimonianza che ogni tentativo di ricevere rinforzi era ormai illusorio. Storia romana (1000086) Titolo del libro Storia romana. Le guerre puniche: riassunto. Nondimeno, la situazione poteva mantenersi in uno stato di precario equilibrio se non fosse intervenuto Massinissa. Lo sforzo bellico fu grandioso in termini di risorse umane. Nel 241 a.C. la classe dei proprietari terrieri, guidata da Annone, aveva avuto un peso decisivo nel convincere il sinedrio cartaginese a concludere finalmente il lungo conflitto con Roma. Nel 148 a.C. i nuovi consoli furono inviati in Africa ma si rivelarono ancora più incapaci dei predecessori. A sua volta il termine punico è una corruzione di fenicio, come Cartagine è una corruzione del fenicio Qart Hadash (città nuova). guerre macedoniche riassunto 1° GUERRA MACEDONICA Nel 215, dopo la sconfitta di Canne nel momento in cui Annibale dimostrava la propria forza, ottenne l’alleanza con Filippo V, della famiglia degli Antigonidi, governava su Macedonia e Grecia e desiderava espandersi. Nel corso del suo lungo regno (201-148 a.C.) il re era riuscito a fare della Numidia un potente regno, favorendo lo sviluppo urbano, importando le più avanzate tecniche agricole e trasformando un popolo tradizionalmente nomade in una società stanziale. Annibale partì dalla Spagna con un esercito di circa 50.000 uomini, 6.000 cavalieri e 37 elefanti. Le origini del conflitto I rapporti tra Roma e Cartagine, mentre fino agli inizi del III sec. Deciso quindi a riprendere il progetto sognato dal padre - quello di una guerra di rivincita su Roma - Annibale s’impegnò, tra il 221 e il 220 a.C. a sottomettere a Cartagine tutte le popolazioni iberiche situate a sud del fiume Ebro, dimostrando già da questi primi scontri di essere in possesso di uno straordinario genio militare.Le campagne condotte da Annibale finirono per mettere in allarme Sagunto, timorosa, e a ragione, che prima o poi il Barcide avrebbe rotto gli indugi con i Romani lanciando contro di essa un vigoroso attacco. Cartagine venne sconfitta nella Battaglia di Capo Ecnomo da una grande flotta romana appositamente approntata che consentì alle legioni di Attilio Regolo di sbarcare in Africa. Barricati all’interno delle loro mura, per ben due anni essi furono in grado di frustrare tutti i tentativi d’assedio dei Romani. 4 L’indifferenza mostrata dal Senato di fronte alle continue richieste dei Saguntini di liberarli dall’assedio dei Cartaginesi rimase per sempre una “macchia” sull’onore di Roma difficile da eliminare per la storiografia romana. Il timore provato dai cittadini romani nei suoi confronti (il famoso metus hostilis) era considerato, agli occhi di Scipione, un elemento fondamentale nei delicati equilibri politici interni alla città, una sorta di “valvola di sfogo” con cui i cittadini, concentrati su un pericolo “esterno” erano “costretti” a mantenere la concordia all’interno della città 9.Alla fine il Senato, come si è visto, sposò la linea di Catone, ma la storia, alla lunga diede invece ragione a Scipione Nasica, perché chiusa la partita con Cartagine Roma fu travolta, nel secolo successivo, da una lunghissima guerra civile (133-31 a.C.) che portò al collasso la Repubblica e determinò infine l’instaurazione del Principato augusteo. In seguito a queste vittorie i Romani avevano dato vita a una complessa e articolata organizzazione statale. Le guerre puniche ()Dopo avere esteso i suoi confini su quasi tutta l'Italia peninsulare, Roma fronteggiò Cartagine, una potente città fenicia situata nell'Africa settentrionale (la zona dell'odierna Tunisia). Uno degli ambasciatori provocò allora apertamente la regina prospettando un intervento armato da parte di Roma, e a questa minaccia Teuta rispose facendo uccidere lo stesso ambasciatore.Quest’ultimo atto offri al Senato il pretesto per intervenire. Costui infatti, contro il volere del Senato, guidato da Quinto Fabio Massimo che riteneva prioritario estromettere Annibale dalla Penisola, in qualità di proconsole della Sicilia e aiutato dalle città italiche, partì per l'Africa attaccando direttamente Cartagine. Era il 149 a.C. e iniziava la terza guerra punica. Sgravata dall’onere di sostenere un’ambiziosa politica espansionistica, la città si era potuta nuovamente dedicare alle attività mercantili che già in passato l’avevano portata a fondare un florido impero economico. Presa quindi la via delle Alpi, dopo una traversata epica, giustamente celebrata dalla tradizione antica e moderna, all’inizio dell’inverno del 218 a.C. egli mise finalmente piede in Italia, ricevendo subito l’appoggio di numerose tribù galliche. Alleata di Roma ma posta a sud dell'Ebro, cioè entro i "confini" punici, la città fu assalita, assediata e distrutta (la città di Sagunto aveva chiesto l'intervento di Roma ma il Senato era diviso sul da farsi, tanto che è rimasta celebre la frase "Mentre a Roma si discute, Sagunto cade" dal latino Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur). È difficile determinare quali furono le ragioni che portarono i Romani alla decisione di distruggere completamente l’antica rivale. Per 118 anni la guerra imperversò, gradualmente estendendosi a tutto il Mediterraneo, fino alla totale distruzione di uno dei contendenti: Cartagine. I romani, inaspriti, non avrebbero concesso mercé. Specularmente, Siface era alleato di Roma e finì la guerra come alleato di Cartagine. La seconda operazione terrestre fu quella di Marco Attilio Regolo, quando, fra il (256 a.C.) e il (255 a.C.) Roma portò la guerra in Africa. Abbandonata a se stessa, Capua chiese e ottenne la resa nel 211 a.C. Nello stesso periodo i Romani, per allentare la minaccia macedone, siglarono inoltre un accordo con la lega etolica, una confederazione di città-stato greche tradizionale nemica della Macedonia, che costrinse Filippo V ad abbandonare ogni speranza di traghettare il suo esercito in Italia.L’attenzione di Roma e Cartagine si spostò allora sulla penisola iberica. Nel 193 a.C. Massinissa occupò Emporia e il Senato romano inviò a Cartagine una delegazione; nel 174 a.C. occupò Tisca e Roma inviò Catone alla guida di un'altra commissione; ancora, il re numida occupò Oroscopa. Nel frattempo Nefari fu attaccata da truppe romane e cadde; questo portò la resa delle altre città. Annibale dimostrò sin da subito di possedere un carattere completamente diverso da quello di Asdrubale. Nonostante la florida ripresa economica Cartagine non poteva infatti rappresentare una seria minaccia al dominio di Roma sul Mediterraneo. You could not forlorn going following book buildup or library or borrowing from your associates to right to use them. Addirittura prestò aiuto militare alle forze di Roma nelle guerre contro Antioco III, Filippo V e Perseo. Quest’ultima richiesta - una vera e propria estorsione - era tuttavia impossibile da soddisfare e, di fronte al rifiuto del sinedrio di accondiscendere alle loro richieste i due capi mercenari, Spendio e Mato, diedero “il via ufficiale” alle ostilità facendo prigioniero Gisgone, il comandante inviato da Cartagine a trattare con i mercenari.La ribellione, inizialmente circoscritta ai soli mercenari, si propagò rapidamente anche tra i sudditi africani di Cartagine (i Libici), esasperati dagli ingenti tributi imposti dalla città negli ultimi anni del conflitto con Roma. I Romani avevano però preso le dovute precauzioni inviando nella penisola iberica i fratelli Publio e Cneo Cornelio Scipione i quali, tra il 218 e il 211 a.C., avevano condotto in modo brillante le operazioni militari impedendo ad Asdrubale di inviare soccorsi al fratello e costringendo soprattutto Cartagine a destinare alla penisola iberica le forze che avrebbero dovuto invece giungere in Italia in aiuto di Annibale.Alla fine del 211 a.C., tuttavia i fratelli Scipione furono vittima di un agguato e massacrati insieme con la maggior parte delle loro truppe. La notizia di questa nuova sconfitta gettò Roma nel panico. La conquista romana della Sardegna (237 a.C.). De l’ossa mie, che di mia morte prenda Ancora una volta non osò attaccare Roma che già si aspettava l'assedio e si limitò a operare nelle regioni del sud Italia.

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